Diario di Viaggio: WEST COAST on the road – parte 3
Riprendiamo il viaggio on the road nella West Coast da dove ci eravamo interrotti..
Se te la sei pensa leggi anche la parte 1 del nostro viaggio on the road nella West Coast.
Se te la sei pensa leggi anche la parte 2 del nostro viaggio on the road nella West Coast.
9º giorno – Visita della Death Valley
La mattina del nostro nono giorno parte alla grande, con la consapevolezza che l’avventura di oggi sarà super emozionante. Andremo a far visita alla Death Valley.
Prima però di incamminarci bisogna fermarsi in un luogo che non si può non vedere se vai a Las Vegas, di cosa stiamo parlando?! Facile dell’insegna più famosa di tutte il “Welcome to Fabulous Las Vegas”.
Dopo una lunga fila finalmente arriviamo davanti alla famosa insegna e ci facciamo le nostre mille foto perché tanto poi, solo 2/3 saranno venute bene.
Dopo circa due ore di viaggio finalmente entriamo nel parco e subito ci dirigiamo verso il nostro primo View point della Death Valley. Arrivati, parcheggiamo e ci incamminiamo a piedi verso un luogo che più che terrestre sembrava lunare; lo Zabriskie Point, davvero surreale.
Lo Zabriskie Point è composto da sedimenti provenienti da un antico lago, chiamato Furnace Creek, prosciugatosi 5 milioni di anni fa, molto tempo prima della formazione della Death Valley.
A causa della deviazione di un vicino canale d’acqua, oggi questo paesaggio corre il rischio di venire eroso.
Finita la visita ci dirigiamo verso altri due punti di interesse che sono il Dante’s view e Badwater bacin.
Dante’s View è una terrazza posta a 1.669 metri d’altezza sulla cresta delle Black Mountains, dalla quale si gode di una panoramica generale sulla Death Valley. Inoltre da Dante’s View nelle giornate più terse si possono vedere contemporaneamente il punto più alto e più basso degli Stati Uniti, Monte Whitney alto 4.418 metri e Badwater a -86 metri.
La Death Valley è nota per il caldo asfissiante, per quanto ci riguarda, invece, raggiunta la cima abbiamo trovato decisamente temperature più basse ed un vento fortissimo. Pensavamo di venire spazzati via da un momento all’altro, però sicuramente è un posto che lascia senza fiato.
In questo viaggio, lo abbiamo detto spesso, è stato un continuo rimanere “senza fiato”, ma possiamo affermare con certezza che questo è il Viaggio del lasciarsi “senza fiato”, sono posti meravigliosi che non potrete mai davvero immaginare così come sono realmente, finché non li andrete a vedere con i vostri occhi.
Siamo scesi con la macchina e siamo passati da 1669m a -86m sotto il livello del mare, e siamo arrivati a Badwater.
Badwater è una depressione naturale formata da un antico lago evaporato e la sua quota è la più bassa di tutto il Nord America: 86 metri sotto il livello del mare. Un piccolo lago alimentato da una sorgente sotterranea si trova nei pressi del parcheggio, mentre il resto del bacino è costituito da un’enorme distesa di sale e fango essiccato. Il contenuto in sali minerali è talmente elevato da rendere l’acqua non potabile e meritargli l’aggettivo di “cattiva” (bad), da cui il nome. Vicino alla pozza, dove l’acqua non è sempre presente in superficie, cicli ripetuti di congelamento-disgelo ed evaporazione hanno portato la sottile crosta di sale a formare celle esagonali, “a nido d’ape”, simili alle piastrelle di un pavimento.
Uscendo dalla Death Valley abbiamo fatto l’incontro più strano, quando in una tempesta di sabbia che ci ha bloccati in mezzo al nulla, al termine della quale ci siamo ritrovati di fronte dei coyote che ci fissavano. Ma per fortuna eravamo in macchina. Ovviamente il tempo di prendere la macchina fotografica e lui è corso via, un classico. Siamo solo riusciti a fare una foto di sfuggita!
Ci sentiamo di darvi delle informazioni utili; attualmente nella Valley ci sono 2 Visitor Center quello scelto da noi è Furnace Creek Visitor Center, vicino allo Zabriskie Point: aperto tutti i giorni dalle 8 alle 17 tra ottobre e maggio, dalle 9 alle 18 da giugno a ottobre.
Per accedere all’area bisogna essere in possesso del National Park Pass, il costo è di circa 20$ per veicolo, indipendentemente dal numero di passeggeri. Il pass è valido per 7 giorni dalla data dell’acquisto.
Vista la particolarità della Death Valley, con le sue temperature estreme, il permesso si acquista solamente nei Visitor Center.
Per quanto riguarda le stazioni di benzina all’interno della Valley ci sono 2 distributori, a Stovepipe Wells e a Furnace Creek. Vista la particolare posizione, la benzina è molto più cara che nel resto della California: in ogni caso cercate di non scendere mai sotto 1/3 di serbatoio.
Usciti dalla valle della morte il nostro navigatore punta una nuova tappa del viaggio; direzione Mammoth Lake per avvicinarci allo Yosemite Park che avremmo visitato il giorno dopo.
La nostra super cena è stata consigliata da TripAdvisor, come sempre, e siamo andati da Burger Restaurant, un posto molto modesto ma che ti fa respirare aria d’America. Qui potrete mangiare dei super panini con carne cotta alla perfezione e salsa barbecue a profusione.
10º giorno – Visita dello Yosemite e arrivo a SFO
La mattina del 14 settembre lasciamo il nostro hotel per guidare in direzione Yosemite, uno dei parchi che più ci incuriosiva, ma purtroppo per noi in questo viaggio la sfortuna ci fa da terzo incomodo, appena arrivati al parcheggio saliamo sulla navetta che gira liberamente per il parco, prendiamo la cartina e leggiamo che recentemente c’erano state forti piogge che avevano portato alla chiusura per frane di alcuni punti importanti dello Yosemite, inoltre nei giorni precedenti c’era stato un grosso incendio che ha reso tutto ancora più difficile!
Decidiamo cosi di farci un giro sulla navetta per capire cosa c’era di visitabile ma da quel lato del parco praticamente era tutto inaccessibile e senza farci caso ci siamo ritrovati di nuovo al parcheggio.
Quindi a nostro malincuore risaliamo in macchina e decidiamo di uscire dal parco, nell’uscire ci siamo accorti di uno scorcio meraviglioso molto wild, cosi ci accostiamo e ci scattiamo qualche foto.
E dopo due ore nello Yosemite, purtroppo, riprendiamo l’autostrada che ci porterà alla nostra ultima tappa di questo on the road, SAN FRANCISCO.
Sfortunatamente non siamo riusciti a visitare questo parco nazionale come si meritava, quindi insieme allo Zion Park lo aggiungiamo alla lista delle motivazioni per un nuovo biglietto aereo!
Sapete cosa accomuna Roma, Los Angeles e San Francisco? Il TRAFFICO! Tanto traffico!
Dopo più di 4 ore di macchina arriviamo nel tardo pomeriggio a San Francisco. Il nostro Hotel Boutique chiamato GOOD HOTEL ci ha accolto davvero molto bene, alla reception abbiamo trovato una ragazza molto carina e simpatica che ci ha omaggiato di una cartina della città, ci ha consigliato posti dove lei andava a mangiare e ci ha lasciato parcheggiare la macchina all’interno. Essendo un piccolo hotel ci sono meno posti macchina rispetto alle stanze.
La chicca di questo hotel sono le stanze, in una metropoli così non ti aspetteresti un posticino così piccolo e accogliente, con colori tenui e tutto in legno.
San Francisco è una città poco americana e molto europea già a primo impatto.
Restiamo un po’ in stanza per riprenderci dal viaggio e in un battito di ciglia è l’ora di cena. Inizia così la nostra ultima tappa: San Francisco con una fame da lupi. Nella zona troviamo un Subway ci facciamo due panini al volo e decidiamo di rimanere in stanza per organizzarci il giorno seguente.
11º giorno – Visita di SFO
Super attivi e mattinieri ci svegliamo con un solo obiettivo visitare la zona più social di tutte, la Silicon Valley.
Ad un giorno dall’uscita del nuovo iPhone 7 e 7 Plus come prima tappa ci dirigiamo nella sede Apple con indirizzo finale 1, Infinity Loop, Cupertino! Da malata Apple dovevo andarci, ero euforica ma l’interno degli uffici non sono visitabili, gli unici spazi visitabili sono i giardini e il primo Store Americano targato Apple.
Felici e soddisfatti ci dirigiamo in due luoghi che tra loro sono davvero i poli opposti. Il quartier generale di Facebook è un bunker blindato, Zuckerberg tiene davvero tanto alla sua privacy, nessuno può entrare, l’unica cosa che si vede dall’esterno è ‘l’insegna’ con il suo simbolo per eccellenza il pollicione verso l’alto.
Completamente l’opposto è la sede di Google così smart, friendly e tutta colorata (ovviamente dei colori google) di Blu, Giallo, Rosso e Verde, i dipendenti sorridenti come quelli di Apple vanno in giro per Googleplex in bicicletta che sono sparse per tutto il campus, davvero un posto unico nel suo genere, chi lavora li o alla Apple deve esserne davvero orgoglioso.
Dopo aver soddisfatto le mie manie di tecnologia e informatica social la nostra macchina si sta dirigendo verso un posto molto caro invece a Simone, stiamo andando a Oakland a visitare la Oracle Arena, tempio dei Golden State Warriors, facile dire e pensare che Simone ha svaligiato lo store essendo la sua squadra NBA preferita.
Inaugurata nel 1966 nel giugno del 2019 si è svolta al suo interno l’ultima partita NBA, chiudendo un ciclo, da adesso in poi i Warriors si sono trasferiti nella baia di San Francisco al Chase Center.
Noi quando viaggiamo ci scordiamo degli orari e ci rendiamo conto che forse è il caso di mangiare quando i crampi allo stomaco si fanno sentire. Ci buttiamo quindi dentro un centro commerciale per rifocillarci dal caldo e mangiare qualcosa.
È praticamente pomeriggio quando decidiamo di farci un giro per la città, arrivando a piedi dall’hotel alla piazza principale, Union Square, centro nevralgico della vita di San Francisco; salendo per Grant Avenue abbiamo raggiunto la Porta del Drago, che da inizio ad una delle più belle Chinatown mai viste fino ad ora.
Per cena abbiamo deciso di seguire il consiglio della ragazza della reception e siamo andati al Basil Thai, quello che per lei era il meglio thai mai mangiato. In un clima super informale e super chic allo stesso tempo abbiamo davvero mangiato uno dei miglior Thai in assoluto, i sapori si distinguevano e i piatti erano davvero belli e buoni.
Soddisfattissimi della scelta ci dirigiamo tra le braccia di Morfeo poiché la giornata seguente sarà super piena di emozioni ed esperienze eccezionali.
12º giorno – Visita di SFO e Alcatraz
Questo era il nostro penultimo giorno a San Francisco dove avevamo ancora troppe cose da vedere ma il tempo stava finendo.
Quindi ci siamo subito mossi dopo una super colazione e siamo andati a Market St il quartiere finanziario per immergerci nella vita quotidiana di SFO, ma poi ci ricordiamo di non aver ancora comprato nessun souvenir e ci siamo subito diretti verso Chinatown, si perché il giorno prima avevamo visto una miriade di cose stupende.
La giornata volge all’ora del pranzo dove abbiamo voluto provare un ristorante anni ’50 che Simone aveva letto su un forum. Mai scelta fu più azzeccata, il posto meraviglioso e il cibo straordinario sembrava di essere tornati indietro nel tempo, il suo nome è Lori’s dinner. Il pranzo è andato alla grande ma è anche arrivato il momento di continuare la nostra giornata.
Abbiamo riattraversato il quartiere cinese e siamo arrivati al quartiere Italiano, Little Italy, un posto tutto pieno di colori e bandiere italiane, bar, librerie e locali di ogni genere; percorsa tutta la via principale, Colombus Avenue, siamo arrivati al clou della giornata, la nostra vera meta di oggi! Spuntati all’altezza del Fishermans Wharf, posto in cui poi la sera avremmo cenato, ci dirigiamo verso il Pier 39 dove ci attendeva un traghetto che ci avrebbe portato alla visita di Alcatraz.
E che visita!!
Abbiamo scelto il giro del tramonto poiché più affascinante, emozionante e suggestivo. Conviene sempre prenotare la visita già dall’Italia in quanto avete la possibilità di scegliere il giorno e l’orario della visita e avete la sicurezza che arrivati al molo potrete attraversare la baia e arrivare al penitenziario più famoso della storia americana senza alcun problema (i biglietti sono disponibili da tre mesi prima). Qui scesi dal traghetto inizia la visita, lì dove sono stati detenuti i più grandi criminali della storia come Al Capone. Un’audio-guida compresa nel biglietto vi porterà passo dopo passo in giro della prigione e vi narrerà tutte le rivolte accadute nei suoi 29 anni di attività. Le voci dei racconti e tutte le vicende vi faranno venire i brividi ma ne sarà sempre valsa la pena è un’esperienza più unica che rara.
13º giorno – Si riparte per FCO
Il nostro ultimo giorno.
È stato davvero triste avere la consapevolezza che questo viaggio stupendo stesse volgendo al termine.
Questa giornata è stata dedicata ad uno dei simboli di San Francisco: il Golden Gate Bridge.
Secondo voi saremmo riusciti a fotografare uno dei ponti più famosi al mondo dopo il Brooklyn Bridge?!
Assolutamente no! Era immerso da una fitta nebbia che lo rendeva quasi invisibile, e per un ponte lungo quasi 3 km non era cosa facile.
Questo naturalmente è il terzo punto di interesse che siamo stati costretti a rimandare al prossimo viaggio!
Superata questa sventura ci siamo immersi nelle bellezze del Golden Gate Park, ma giusto il tempo di fare qualche passo che siamo dovuti tornare alla macchina perché ci aspettava l’ultima tappa di San Francisco nonché del nostro viaggio in terra Americana: Lombard Street.
Lungo la strada più tortuosa del mondo finisce il nostro viaggio fatto di città bellissime e natura spaziale, restituiamo la nostra fedele compagna, la macchina, in aeroporto e voliamo verso casa!
Alla prossima avventura on the road!